venerdì 31 dicembre 2010

Scegli anche tu il cane da guardia che preferisci




Il 9 Settembre scorso, il giornale on-line Il Fatto Quotidiano, ha presentato un sondaggio dal seguente titolo: “Scegliete il vostro leader. Chi di loro può fermare Berlusconi?”. Le opzioni possibili erano le seguenti: Pier Luigi Bersani, Antonio Di Pietro, Gianfranco Fini, Beppe Grillo, Marco Pannella (se riesce a stare in piedi, ndr), Nichi Vendola, nessuno di questi (in tal caso, indicare un nome nei commenti).

Soltanto di recente mi sono imbattuto, per puro caso, in tale sondaggio visitando il sito de Il Fatto Quotidiano. Esso mi ha particolarmente colpito, ed anche innervosito, perché è un esempio di come venga alimentata la passività di questo gregge di italiani che si aspettano sempre che giunga un messia a risolvere i meschini problemi delle loro miserabili vite. Gli italiani (non tutti naturalmente) costituiscono un gregge appunto perché hanno sempre bisogno di un leader di fronte al quale prostrarsi, ma voltandogli di spalle, quindi in posizione “a pecorina”. Questo in realtà è un vizio sodomitico molto antico; alcuni paesi lo hanno perso, oppure non lo hanno mai avuto. Tali paesi si riconoscono per il fatto che sono in grado di eleggere individui di sesso femminile a capo dei loro governi; vedi la Merkel in Germania, Sonia Gandhi in India, Dilma Rousseff in Brasile, Aung San Suu Kyi acclamata in Birmania. Difatti il leader assoluto, di cui gli Italiani sentono il bisogno, è irrimediabilmente MASCHIO, mentre una nazione che abbia semplicemente bisogno di persone responsabili e motivate a capo del proprio governo, si può anche “accontentare” di una donna che risponda a tali requisiti.

Anche in Italia, allora, bisogna piantarla con questa logica del leaderaggio! Già adesso, senza Berlusconi, l'Italia sarebbe trascinata alla rovina da una miriade di leaderucoli in lotta l'uno contro l'altro. Alcuni di questi aspiranti leader combatterebbero addirittura fra di loro all'interno del medesimo schieramento politico.

Un gruppo di persone sagge si confronta e si coordina in modo armonico prendendo decisioni coerenti a favore della collettività... quindi, se c'è davvero bisogno dell'avvento del leader per far funzionare le cose, allora vuol dire che nei palazzi di potere c'è molta stupidita' da "domare". Allora magari non abbiamo bisogno di un leader, bensì di un gruppo di candidati parlamentari SERI alle elezioni, che non abbiano bisogno di alcun cane da guardia che li tenga a bada... tutta un'altra storia!!

In più è diseducativo e deleterio (con tutto il rispetto per i giornalisti che hanno proposto questo sondaggio) proporre una votazione su chi dovrà sconfiggere Berlusconi. Quali sarebbero i PROGRAMMI REALI di questi personaggi al fine di risolvere i VERI problemi della gente? Non va per niente bene tutta questa schiera di partiti CONTRO una sola persona, alla gente serve qualcuno che sia A FAVORE di un programma preciso e pratico.

martedì 28 dicembre 2010

Volentes fata ducunt, nolentes trahunt (Il destino conduce chi lo accetta, trascina chi vi si oppone)




In questa pausa natalizia durante la quale anche gli impavidi studenti italiani, assieme ai loro amici anarco-proletario-marxisti-vattelapesca-insurrezionalisti, hanno ben pensato di deporre le spranghe per tornare al calduccio delle loro case (dove racconteranno a genitori, zii, nonni e parenti vari "l'immensa ingiustizia" della legge Gelmini), è interessante chiedersi a cosa siano serviti questi episodi di guerriglia urbana in cui, a rimetterci, è sempre stata la popolazione che vive nei paraggi dei luoghi in cui si sono verificati gli scontri... di certo non ci hanno rimesso i politici che erano controllati a vista ed adeguatamente blindati e scortati.

Perché allora cassonetti ed automobili incendiate? Perché vetrine rotte? Perché aggredire poliziotti tipicamente padri di famiglia che, se va bene, percepiscono i loro onesti 1400 euro/mese? Ma soprattutto, per che cosa avrebbero avuto titolo di protestare tutte queste migliaia di studenti di cui, 9 su 10, erano liceali o studenti universitari in Scienze Politiche - Sociologia - Psicologia o altre “scienze” umanistiche non ben definite? Nella pratica, che cosa sanno fare di così utile, questi ragazzi, al punto che la società ed il mondo del lavoro abbiano assoluto bisogno di loro e si sentano obbligati a fermarsi per ascoltare le loro esigenze? Abbiamo veramente bisogno di tutti questi “scienziati politici”, sociologi o psicologi? Forse ne basterebbero qualche centinaio e non di più, il resto potrebbe andare a fare lavori che ormai gli italiani viziati non hanno più voglia di praticare.

Chi scrive queste righe, durante la sua adolescenza, ha fatto esperienza diretta di lavori umili che ormai sono riservati agli extracomunitari e che diventeranno, volenti o nolenti, lavori ambiti anche per l'italica gioventù in un futuro molto più prossimo di quanto si possa immaginare. Dai 14 ai 19 anni, durante l'estate, andavo a lavorare in campagna per prendere qualche soldo che mi aiutasse nei futuri studi. Alla sera ero molto felice perché sentivo di aver fatto qualcosa di assolutamente pratico ed estremamente utile: raccogliere la frutta e/o i pomodori. Neppure adesso, che lavoro come ingegnere elettronico, riesco a sentire le stesse emozioni di appagamento lavorativo. Non ho però potuto proseguire la mia radiosa carriera agreste perché ho un piccolo problema: il mio cervello lavora senza sosta e devo alimentarlo in continuazione con matematica, fisica, nozioni, conoscenze, nuove esperienze etc etc. Qualsiasi lavoro ripetitivo e non creativo, che non preveda nuova conoscenza, a lungo andare è per me insostenibile. Come si dice... son caratteri!

Io vivo nella profonda campagna veneta. Dalle mie parti tutti vanno a lavorare ancora molto giovani in qualità di operai, muratori, contadini, idraulici, tecnici etc etc etc. Dalle mie parti intraprendere un corso di studi universitari significa avere già in mente un tipo di lavoro ben preciso. Il pezzo di carta col quale ci si fregia del titolo di “Dottore” rappresenta soltanto una formalità; difatti ciò che conta è IL LAVORO che si andrà a svolgere (i skei, prima de tutto). I titoli, qua nella Bassa, sono assolutamente irrilevanti. Chi per soddisfazione personale voglia comunque ottenere un titolo di studio, ad esempio, in Scienze Politiche, inizia già a lavorare a 18 anni per mantenersi negli studi. Qua, nella profonda campagna veneta, ben pochi genitori sarebbero mai in grado di accettare di mantenere un proprio figlio negli studi in Scienze Politiche, Sociologia o Psicologia. Per inciso, ho conosciuto giovani psicologhe anche vicino a casa mia, ma erano ragazze molto in gamba ed alla fine sono tutte andate a lavorare come responsabili per le risorse umane o consulenti del lavoro; loro però, come tutti i loro coetanei di questa zona, avevano in mente un percorso professionale ben preciso e motivato.

Non si può però dire la stessa cosa dell'esercito di “principini fancazzisti e principessine sul pisello” che da molti anni intraprendono studi vari ed eventuali di utilità ignota. Tutte queste persone, decisamente incapaci a svolgere lavori pratici di qualsiasi tipo, sono ormai destinate alla disoccupazione ad vitam, salvo cimentarsi con qualche lavoretto saltuario nella ristorazione, nel volantinaggio o nel baby/dog-sitting. Si aggiunge poi un esercito di studenti che intraprendono studi teoricamente utili ed interessanti, come ad esempio diversi corsi in Ingegneria, Fisica, Chimica o anche umanistici come Lettere Moderne, Lingue Orientali, Storia dell'Arte, ma che risultano fuori corso da un numero indeterminato di anni. Costoro incolperanno sempre lo Stato per il fatto di essere dei falliti nella vita; i loro genitori, quando parleranno col parentado dei figli disoccupati, faranno spallucce e diranno: “Eh, è la crisi...”.

Le università sono diventate dei laureifici, è questa la verità! Un modo come un altro per parcheggiare un esercito di giovani troppo smidollati per accettare il concetto di fatica o sacrificio, e questo a causa della becera dis-educazione impartita da genitori borghesi senza carattere e da una società consumistica. Questi individui a fatica riusciranno a digerire il primo comandamento che Dio ha imposto all'Uomo: “Ti guadagnerai il pane col sudore della tua fronte”. D'altra parte, che cosa ci si può aspettare da una gioventù cresciuta ad MTV e Playstation?

Quello dei laureifici è comunque un fenomeno già visto in passato. Il caso più eclatante è rappresentato dall'ex Unione Sovietica, dove l'eresia comunista aveva permesso ad intere generazioni studentesche di ottenere facili lauree in Ingegneria o Fisica. Nessuno era più disposto a fare l'operaio o il contadino. Pure chi lavorava come stagionale in campagna, non accettando i privilegi dei coetanei ingegneri e fisici, sul fare della primavera si metteva in malattia... e nessuno voleva più mietere il grano. Al crepuscolo del comunismo, allora, gli ingegneri e i fisici nucleari spuntavano come funghi, ma non c'era lavoro per tutti questi "cervelli". Quindi, a seguito del crollo del muro di Berlino, molti giovani ingegneri e fisici disoccupati, il cui titolo di studio non era neppure riconosciuto dalla Comunità Europea, presero su le valigie e se ne vennero dalle nostre parti per svolgere lavori umili, fra cui quello di badante.

A questo punto della storia, viene allora da chiedersi in base a quale principio questi studenti nostrani, che per lo più hanno seguito corsi di studio di pubblica inutilità, pretendono di evitare di seguire lo stesso tristo destino che ha colpito molti "dottori" dell'Est Europeo. Bisogna che qualcuno gli spieghi che è inutile opporsi all'inevitabile, se non si possiedono doti o talenti particolari; che lo studio è una scelta di passione e sacrificio; che si può studiare anche Sociologia, purché questa scelta sia frutto di una profonda vocazione; che le possibilità di uno sbocco lavorativo coerente col tipo di studi intrapresi sono molto remote; che sarebbe, in linea di principio, molto più conveniente impiegare lo stesso periodo della propria vita per apprendere qualche lavoro molto più pratico ed utile e, contestualmente, mettere da parte qualche risparmio.

Non ci dicano poi che tutti questi studenti hanno intrapreso determinati corsi di studio a fini culturali. Ammesso e NON concesso che questo abbia qualche importanza (xe sempre i skei ca conta!!), l'ineluttabile verità è che tutti costoro vogliono solo il pezzo di carta che permetta a loro, in qualche modo, di ottenere una comoda collocazione impiegatizia adeguatamente retribuita... ovvero retribuita quanto basta per andare in vacanza all'estero due volte all'anno, andare a cena al ristorante almeno una vota alla settimana, fare aperitivo 3-4 sere alla settimana, andare al concerto, al cinema, in discoteca, acquistare l'ultimo modello di iPhone, iPod, iPad, iPork o di quant'altro di inutile possa imporre la moda del momento... Questi sprovveduti che non sanno neppure allacciarsi le scarpe senza l'aiuto della mamma, possono fare solo una cosa: andare a raccogliere i pomodori assieme agli extracomunitari!!

Cattiva questa eh? Eh, però NON sono io a dirlo; è il destino che lo ha deciso, bisogna prendersela con lui! O meglio, non è stato esattamente il destino, ma le generazioni precedenti che avevano la responsabilità di preparare un futuro decoroso per le nuove generazioni. A tal proposito, adesso serpeggia la sensazione che la casta politica non si sia mai minimamente preoccupata del futuro di nessuno. Anche gli operai 50enni ormai sono preoccupati per il loro futuro: non sanno se riusciranno ad arrivare al pensionamento. Figuriamoci se non hanno titolo di preoccuparsi i ventenni o i trentenni che, dovendo lavorare come precari fino ai 40 anni, sono destinati ad andare in pensione sul letto di morte! Per questo, recentemente, diversi movimenti politici presentano la parola “futuro” nei loro nomi, o nei titoli dei rispettivi convegni e congressi. Questo, naturalmente, serve a rassicurare il potenziale elettorato sul fatto che a questi stessi movimenti stia molto a cuore il futuro della Nazione.

Ma i giovani, se vogliono pensare al loro futuro, non devono prendersela con la Gelmini, nè aspettare la “ripresina” che non arriverà mai, e neppure attendere l'avvento di “Futuro e Libertà” e “Italia Futura”! Molti giovani italiani, come molti ingegneri dell'Est che li hanno preceduti in questo dramma, se vorranno affrontare un mondo sempre più difficile, dovranno digerire il fatto di essere destinati a lavori più modesti, come quello del contadino o della badante. In particolare, visto e considerato che la nostra popolazione andrà incontro ad un estremo invecchiamento, in un futuro non molto lontano (a proposito di futuro...) ci sarà gran bisogno di badanti. Insomma, il lavoro non mancherà, ma non sarà esattamente quello che molti ragazzini di belle speranze immaginavano mentre trascorrevano pomeriggi interminabili a chattare attraverso Internet, o a “cazzeggiare” per le vie della città con gli amici, o a pomiciare spensierati sulle panchine.

A chi è dotato di notevoli doti e talenti particolari, e grazie soltanto ad esse (senza bisogno di raccomandazioni) vuole provare a spuntarla su questa situazione così avversa, vanno tutti i miei migliori auguri per un futuro di successi guadagnati con SACRIFICIO E DURO LAVORO, elementi che non faranno altro che renderlo più forte e consapevole delle proprie capacità. Per quanto riguarda gli altri, se vogliono intraprendere qualche studio universitario, eventualmente di scarso interesse dal punto di vista lavorativo, lo facciano pure a loro rischio e pericolo, ma senza addossare la colpa dei propri eventuali fallimenti allo Stato o al Ministro dell'Istruzione di turno .

Purtroppo l'Italia è una Repubblica fondata sull'irresponsabilità: se si presenta un problema, la colpa è sempre dell'altro... o dello Stato. Insegnamo alle nuove generazioni ad assumersi le loro responsabilità e a smettere di trovare scuse. Se veramente vogliono spodestare questo esercito di baroni dinosauri che compongono la classe dirigente di questo Paese decrepito, imparino ad essere meno individualisti e a tirare fuori tutta la loro determinazione per combattere nella vita ed affermarsi in un mondo che, da qui in poi, non regalerà più niente a nessuno! In quanto agli altri, cioè quelli votati al quieto vivere, il lavoro non mancherà, basta sapersi adeguare.......

domenica 10 ottobre 2010

Tutti pazzi per il PIL




C'è qualcosa di ostile, da parte del governo cinese, nel voler alimentare a tutti i costi un PIL attorno al +10% annuo.
Nel 2009, mentre noi abbiamo sperimentavamo uno "spaventoso" -5%, la Cina ha dovuto accontentarsi di un "mediocre" +8%. Che cosa accadrà, allora, quando la produzione di energia planetaria si sarà assestata sul famoso plateau? Molto probabilmente noi sperimenteremo un catastrofico -10%, mentre la Cina si troverà costretta ad accettare il classico +3% con cui la nostra economia è cresciuta disinvoltamente per molti anni.

Quando allora la produzione energetica mondiale avrà oltrepassato il picco e proseguirà nel suo inesorabile declino, finalmente (si fa per dire) anche la Cina sperimenterà uno spaventoso -5%. A quel tempo, ormai, noi avremo completamente rinunciato al conteggio del PIL esattamente come la persona che, avendo ormai superato il quintale di peso, rinuncia a salire sulla bilancia per non avvilirsi troppo (oltre che per non sfondare il povero strumento di misurazione).

Ad ogni modo, anche con un PIL a -5%, l'economia cinese sarà ancora in piedi, benché barcollante (= nostra situazione attuale), mentre le economie di altre zone molto importanti saranno ormai crollate da un bel pezzo. La morale della favola è che, a quanto pare, tutte le principali economie mondiali stanno facendo a gara a chi resta in piedi per ultimo.

Difatti stiamo assistendo ad una vera e propria guerra a colpi di PIL, e come in ogni guerra che si rispetti, ci sono morti sia dall'una che dall'altra parte. Tuttavia, alla fine, non è un problema se il vincitore stesso rimane indebolito dalle battaglie cruente ed il suo esercito risulta decimato; l'importante è che PROPRIO LUI sia l'ultimo a rimanere in piedi. Difatti successivamente il vincitore potrà finalmente leccarsi le ferite riprendere forza appropriandosi delle risorse rilasciate dal nemico definitivamente sconfitto

Se allora questa teoria è vera, l'inquietante frenesia di crescita dimostrata da alcuni paesi emergenti ha una sua motivazione ben precisa, ed essa è tutt'altro che pacifica...

domenica 19 settembre 2010

C'era una volta l'uranio


Dai Simpsons: tutti felici grazie all'amico uranio.

"Noi non abbiamo il nucleare, le altre economie con cui competiamo lo hanno. Se avessimo il nucleare, avremmo un pil diverso, sarebbe più facile crescere come gli altri paesi


Giulio Tremonti, ministro dell'Economia Italiana
Ebbene, allora se la mettiamo così, alla voce "uranio", Wikipedia recita quanto segue:
"...il prezzo dell'uranio sul mercato mondiale ha subìto una forte impennata, passando dai 7 $/lb del 2001 al picco di 135 $/lb del 2007. Al 2001 il prezzo del dell'uranio incideva per il 5-7% sul totale dei costi riguardanti la produzione di energia nucleare. Secondo dati della WNA, a gennaio 2010, con uranio a 115 $/lb e considerandolo sfruttato da reattori attualmente in funzione, questo incide per circa il 40% sul costo del combustibile, che incide per circa 0.71c$ sul costo di generazione di ogni kWh”.
Queste cifre si commentano da sole. Nella pagina relativa vi sono tutti i riferimenti alle fonti da cui sono state estrapolate queste statistiche.
Ora, nella migliore delle ipotesi, anche se si iniziasse a costruire la prima centrale nucleare oggi stesso, essa verrebbe pronta all'utilizzo verso il 2020. Nel frattempo i paesi produttori di uranio, dovendo far fronte alla carenza di combustibili fossili normalmente impiegati nella produzione di energia elettrica (in particolare gas naturale, GPL e carbone), aumenteranno notevolmente lo sfruttamento dell'energia nucleare. Con ogni probabilità, per il periodo del 2020, l'uranio avrà raggiunto costi improponibili per qualsiasi paese importatore, sempre che qualcuno dei paesi produttori sia ancora disposto a venderlo. A tal proposito ricordo che, nel caso non si sapesse, l'Italia NON DISPONE di giacimenti significativi di uranio.
Di conseguenza, a prescindere da qualsiasi ideologia ambientalistica, si comprende quanto sia ormai tardi per costruire nuovi impianti nucleari, visto che al termine della loro realizzazione non vi sarà più disponibilità della materia prima con cui farli funzionare, almeno per un paese malandato come l'Italia.
Considerato allora che il presente governo è sicuramente al corrente di questo fatto, si evince logicamente che la volontà di costruire nuovi impianti nucleari è soltanto UNO SPECCHIO PER LE ALLODOLE. Essa non serve ad altro che trasmettere all'opinione pubblica il seguente messaggio: "Adesso siamo in deficit energetico e il nostro Paese non è competitivo, però vedrete quando avremo le NOSTRE centrali nucleari, allora sì che faremo scintille !!". Ed infatti le scintille saranno quelle emesse dagli accendini della povera gente per accendersi un cerino nelle notti di black-out.
Ma il 2020 è lontano, questo non sarà più problema degli attuali governanti, che nel frattempo si saranno dileguati nel nulla. Non sarà di certo un problema per Tremonti, che probabilmente a quel tempo passerà le giornate a crogiolarsi comodamente al sole nella piscina di qualche villa ad Hammamet, magari pensando con un velo di nostalgia ai bei vecchi tempi in cui si faceva pagare a peso d'oro per proferire un mare di cazzate sciocchezze.

sabato 11 settembre 2010

Il ballo del mattone, un evergreen per tutte le stagioni




Qualche giorno fa è stata acclamata da tutti i media un'evidente "ripartenza" del mercato immobiliare in Italia (+2,3% annuo), a dispetto di molti altri indicatori economici apparentemente in contrasto con la crescita stessa dell'industria edilizia, fra cui il calo dell'occupazione, il calo della natalità e dei matrimoni, il calo del potere d'acquisto del lavoro dipendente, il calo di molte altre cose... Di questo mistero dell'economia italiana contemporanea, allora, ho cercato di farmene una ragione anch'io, e sono giunto alla seguente banale conclusione: le cose hanno il valore che noi gli attribuiamo, anche se, dal lato pratico, non servono assolutamente A NULLA.

Ad esempio, una banconota da 100 € è solo un pezzo di carta, ben disegnato ma è pur sempre un pezzo di carta. Con essa, per ipotesi, acquistiamo all'Iper una quantità di generi alimentari sufficiente al fabbisogno di due persone per una settimana. In sostanza, con l'atto del pagamento, confermiamo che, secondo noi, quel pezzo di carta vale ALMENO quanto tutta la quantità di alimenti che ci portiamo a casa. Eppure non è stata la banconota a coltivare l'insalata o a mungere le vacche per ottenere i tre litri di latte che abbiamo infilato nella busta della spesa; piuttosto è stato IL DURO LAVORO del contadino/allevatore a permetterci di avere, fisicamente, verdure e latticini di vario genere.

Chiaramente è indispensabile che tutti noi continuiamo ad attribuire alle banconote il loro valore convenzionale perché, se così non fosse, dovremmo ricorrere al baratto. Analogamente, il valore che attribuiamo agli immobili è dovuto a qualcosa di molto simile ad una convenzione, ovvero alla CONVINZIONE (cambia solo una lettera) che "il mattone sia un investimento sicuro" per il futuro. Questo naturalmente è retaggio del boom economico anni 50/60/70.

Allora non si costruiscono solo case per la semplice necessità di abitare, come effettivamente dovrebbe essere, ma se ne costruiscono tante di più a scopo di investimento, generalmente per ricavarne una certa rendita da affitto e successivamente venderle ad un costo che tenga conto dell'inflazione.

In sostanza, chi investe nel mattone vede le sue nuove costruzioni come depositi bancari che nel tempo fruttano interessi e non risentono di alcun rischio di default. Soprattutto col sospetto per i rischi di crack che si è diffuso con la crisi (si vedano il caso Lehman Brothers e successivi) la gente che ha soldi da investire (o buttare) SI FIDA DI PIU' DEL MATTONE; è questo movente che sta guidando il rilancio dell'industria immobiliare in Italia.

Peccato che poi tante case rimangano sfitte o invendute; alla fine, visto che il bisogno di abitare non cresce perché non cresce la popolazione (e neppure le sue possibilità economiche), il mercato immobiliare è sostenuto esclusivamente da quelle stesse persone che investono in immobili e che si scambiano tonnellate di mattoni fra di loro; come al solito, siamo davanti ad UNA BOLLA SPECULATIVA CHE ALIMENTA SE' STESSA.

Se ci può consolare, questa bolla continua a sostenere l'industria edilizia con conseguente ricaduta positiva sull'occupazione. Ma, purtroppo, il duro risveglio arriva inesorabile: dopo che molte case saranno rimaste sfitte o invendute per decenni, molti porprietari inizieranno a porsi qualche dubbio sulla bontà dei loro investimenti. In quel frangente, queste persone rimpiangeranno di non aver investito i propri risparmi in quelle banche che, essendosi tenute alla larga dal mercato immobiliare, nel frattempo non saranno cadute in default.

lunedì 2 agosto 2010

Termovaloriché ???




In questa inizio Agosto di separazioni politiche, di partenze vacanziere diversamente intelligenti, di migrazioni di industrie automobilistiche verso terre esotiche, e di movide d'alta società a base di cocaina e pasticche dalla composizione non ben definita, voglio dire anch'io la mia sugli inceneritori, questi inutili oggetti che trasformano gli escrementi della nostra società industrializzata in escrementi molto più “sottili e raffinati”. Va detto che ai nostri giorni, in questa società consumistica basata sul principio di usa e getta, gli inceneritori potrebbero avere un loro senso; questo a prescindere dalla loro effettiva nocività. Anzi, forse hanno senso malgrado tutta la loro nocività proprio perché è molto peggio lasciare che i rifiuti vengano stoccati tout court in enormi discariche rilasciando notevoli quantità di diossina ed agenti inquinanti nell'aria e nelle falde, piuttosto che bruciarli e comprimerli ad alte temperature in grandi impianti industriali che pure hanno i loro i limiti e sicuramente rilasceranno una certa componente inquinante nell'aria. Allora la vera questione, forse, non è più “inceneritore Sì / inceneritore No”; piuttosto la vera questione è che semplicemente i rifiuti non riciclabili

NON DEVONO ESISTERE !!!

D'altra parte le materie prime con cui fabbrichiamo tutti gli oggetti che gettiamo con disinvoltura nel pattume andranno ad esaurirsi rapidamente negli anni a venire. Verrà il giorno in cui non getteremo più nel cestino del rifiuto “secco non riciclabile” i contenitori di latte in tetrapak, o grandi fogli di carta stagnola, per il semplice fatto che la Tetrapak non avrà più carta ne plastica con cui costruire l'omonimo materiale così fondamentale (tono ironico) all'esistenza dell'umanità, e l'alluminio che rimarrà sarà utilizzato per scopi molto più utili che accartocciare il pollo appena preso in rosticceria.

Ma questo non è tutto, il peggio deve ancora venire: in quel giorno non molto lontano in cui vi sarà assenza totale di diverse materie prime, la monnezza dovrà essere riesumata per recuperarne i materiali ancora fruibili, fra cui alluminio e metalli vari. Non a caso i più grandi studiosi del picco petrolifero concordano sul fatto che un'attività molto importante nel mondo postindustriale sarà quella di rovistare nella monnezza lasciata dall'era del petrolio. A svolgere quest'attività saranno i nostri figli o nipoti, quindi noi stiamo inconsapevolmente preparando un futuro di questo genere per molti di loro. In diversi paesi emergenti, caratterizzati da aree urbane ricche circondate da periferie povere e degradate, questo accade già da qualche decennio; si possono vedere in mezzo alle discariche intere famiglie che trascorrono tutta la giornata a rovistare fra ai rifiuti per ricavarne qualcosa da barattare o vendere, o anche da utilizzare per se stessi.

Maggiori saranno i risultati in ambito di Scienze dei Materiali sulla possibilità di sostituire diversi materiali con omologhi di origine naturale od organica, minore sarà la necessità di recuperare tali materiali dalle profondità recondite delle vecchie discariche. Ad ogni modo i metalli sono sempre i metalli, e difficilmente potranno essere sostituiti da materiali naturali ugualmente conduttivi e plastici, quindi attrezziamoci di tanta pazienza e prepariamoci a scavare. Nel saggio on-line QdVN, ho affermato che le nanotecnologie potrebbero sostituire in un lontano futuro gran parte dei materiali che hanno fatto la gloria dell'era industriale, tuttavia queste nuove tecnologie potranno essere implementate esclusivamente se, fra un numero non precisato di decenni, l'Umanità sarà sopravvissuta a sé stessa e se nel frattempo la ricerca in materia di nanotecnologie sarà progredita adeguatamente. Per ora accontentiamoci del mater-B in amido di mais e fecola di patate per fabbricare imballaggi di vario tipo, ripristiniamo l'uso del caucciù per costruire pneumatici, smettiamo di usare contenitori di plastica usa e getta e commercializziamo tutto “alla spina”, e le lamiere per costruire nuovi automezzi andiamo pure a recuperarle al ferrovecchio; di rottami, grazie appunto ai numerosi incentivi alla rottamazione, in futuro dovremmo trovarne in abbondanza, ringraziamo pure i nostri generosi governi per questo aiuto molto importante... era meglio se si investiva molto di più in fonti rinnovabili però eh !!

Ad ogni modo, inutile piangere sul latte versato, iniziamo pure a pensare che le discariche rappresenteranno importanti riserve di materie prime, purtroppo, rimescolate fra di loro, ma ancora separabili. Anche in quest'ottica gli inceneritori non rappresentano che un inutile spreco perché, come afferma il loro stesso nome, inceneriscono tutto e non permettono di separare gli elementi (in primis i metalli) contenuti nel prodotto finale del processo di incenerimento. Quindi, alla fine, si è confutata anche la presunta utilità degli inceneritori come limitatori di inquinamento rispetto alle solite discariche. Eppoi, smettiamola di chiamarli “termovalorizzatori”, è come chiamare una prostituta “operatrice sessuale”, o un escremento “prodotto defecatorio”; diamo alle cose il loro vero nome !!

Insomma, si conclude allora che gli inceneritori, a prescindere dal fatto che inquinino oppure no, sono oggetti assolutamente inutili, sotto ogni punto di vista. Per comprendere questo, però, è necessario essere consapevoli della limitatezza delle materie prime sulle quali è basata la nostra industriosa società globalizzata. La nostra classe dirigente sarà certamente al corrente di tale limitatezza, ma per ragioni politiche non può ammetterne l'esistenza, per questo essa affermerà sempre l'utilità degli inceneritori la cui esistenza è basata sul concetto stesso di usa e getta, crescita continua e consumismo rampante.

E comunque va ricordato questo: fino al secondo dopoguerra ci siamo arrivati acquistando tutto “alla spina”, e che ci piaccia oppure no, ritorneremo inevitabilmente a quella vecchia abitudine. E lì, sarà crisi anche per gli inutili inceneritori.

mercoledì 30 giugno 2010

Non è ancora troppo tardi, zio Sam

Le maree nere NON ESISTONO; piuttosto esistono le maree naturali, legate all'orbita lunare, e le catastrofiche fuoriuscite di petrolio, legate alle attività minerarie dell'ingorda specie umana. Insomma, la perdita di petrolio della Deepwater Horizon, che ci piaccia oppure no, NON è una marea. Ma i luoghi comuni del giornalismo italiano sono molti, ad esempio non esistono i "007", bensì gli agenti segreti. Dubito che un membro dei servizi segreti possa ritenersi molto felice di essere definito "007", ma tant'è che molti giornalisti devono ancora realizzare che anche Babbo Natale NON ESISTE.

A quanto pare, comunque, solo noi Italiani siamo così tamarri. Difatti, benché l'espressione “marea nera” si traduca letteralmente in inglese con l'espressione “black tide”, che farebbe molto più cool (= fico) e potrebbe essere l'evocativo titolo di un disaster movie, gli anglofoni si limitano a chiamare banalmente questo incidente col termine “oil spil”, ovvero “fuoriuscita di petrolio”. Bisognerebbe suggerire ad Obama il termine black tide per rendere il disastro molto più friendly agli occhi dei cittadini americani.

Ad ogni modo, in fatto di questioni energetiche, il rapporto fra Mr.Obama ed il vecchio zio Sam, ovvero l'imperialismo americano, ben si riassume con la seguente vignetta:



Fonte: The Economist

martedì 29 giugno 2010

Per un nuovo miraggio italiano




Fin dall'immediato dopoguerra, con l'avvento del conSumismo e del grande sogno americano, la società moderna è progressivamente diventata sempre più edonistica ed individualistica; ciascuno ambisce singolarmente al proprio benessere e, se possibile, al proprio successo. Proprio il concetto di successo va però distinto da quello più monetario di ricchezza: la ricchezza la si può ereditare od ottenere grazie ad una vincita alla lotteria, ma il successo, che va a braccetto con la fama, è per definizione uno status che si raggiunge grazie a determinate capacità personali, doti naturali e, in molti casi, grazie ad un forte carisma ed abilità di persuasione. Insomma, il successo lo si guadagna, non si eredita, e per questo esercita un forte ascendente sull'opinione pubblica. Una persona non particolarmente colta, ma di grande successo (caratteristiche che, come si vedrà, non sono contrastanti), può permettersi di fare e dire qualsiasi cosa, anche contro il comune buonsenso, senza dover temere di perdere popolarità.

Specialmente qui in Italia, una persona che abbia ottenuto successo e potere grazie ad un prodigioso fiuto per gli affari e ad alcune amicizie molto discutibili, può restare a capo del Governo per diversi anni ed in più legislature. Si aggiunga poi che questa persona dà lavoro a moltissime maestranze grazie alle sue numerose aziende che, fisicamente, non producono

ASSOLUTAMENTE NULLA.

Tali aziende, di fatto, offrono entertainment, cioè svago e sollazzo momentaneo lontano dalle preoccupazioni della vita quotidiana a dalla realtà che ci circonda. D'altra parte la gente brama svago, divertimento e piacere più dell'aria che respira. Un Paese come questo sicuramente NON HA LE PALLE per assumersi le proprie responsabilità ed accettare il fatto che è ora di versare lacrime e sangue e mettere in condizioni di NON nuocere tutti coloro che finora si sono presentati come paladini della crescita, dell'ottimismo e dei consumi gioiosi. Queste persone, in quanto tali, meritano rispetto umano, ma non di più; che piaccia oppure no, sono lì perché CE LI ABBIAMO MESSI NOI. Noi non ci siamo fatti abbindolare, piuttosto ci siamo lasciati abbindolare, è diverso. Siamo tutti cittadini del medesimo Popolo Sovrano Italiano, almeno sulla carta, quindi in teoria non abbiamo alcun diritto di considerare la “casta” come qualcosa di invincibile, calato dall'alto contro la nostra volontà. Questo sistema mafioso clientelare ed autoreferenziale che soffoca qualsiasi iniziativa meritocratica è semplicemente COLPA NOSTRA.

Ma noi siamo ormai tutti schiavi del quieto vivere, affidiamo le redini nella nostra sgangherata Nazione a persone che hanno ottenuto grande successo nella finanza e nell'imprenditoria, con la speranza che, grazie al loro “talento” innato nel creare ricchezza, riescano a realizzare un nuovo miracolo italiano di cui tutti noi possiamo beneficiare. Tuttavia non è tutto oro quello che luccica: queste persone hanno ottenuto il loro successo in un periodo storico di grande abbondanza grazie ad un loro talento particolare per il business, per quanto esso fosse di notevole dis-utilità sociale. Queste persone, per spiegarla in modo che possa capirla anche un bambino di 10 anni, sanno fare bene alcune cose che portano a loro tanti soldi, diversamente da altre persone che sono geniali in altre attività che fruttano loro al massimo uno stipendio da 5000 €/mese (ad esempio prof.universitari, fisici nucleari, luminari della medicina etc etc).

Quindi, il fatto che alcune persone siano geniali negli affari (talvolta loschi), non implica necessariamente che dobbiamo venerarli come profeti. Ad esempio, taluni boss mafiosi si possono reputare geni del crimine, ovvero degli affari illegali, ma non per questo sono persone da ammirare ed imitare. Eppure il denaro consente di comprare il rispetto e l'ammirazione delle persone, per questo molti mafiosi godono “dell'amore” da parte di tutta quella gente che beneficia della loro protezione e magnificenza. Le donne che aggrediscono le squadre della DIA, quando queste catturano i boss mafiosi nei quartieri degradati, hanno perlopiù figli disoccupati e tossicodipendenti proprio a causa dell'ambiente criminogeno che la mafia riesce a creare; la DIA, in linea di principio, gli farebbe un piacere, ma a quanto pare i favori e la magnificenza dei boss sono molto più importanti della disintossicazione del figlio drogato e della sua occupazione con un onesto impiego.

Analogamente, certi politici dell'attuale maggioranza fanno leva sul proprio successo e magnificenza per ottenere consenso da parte del popolo inconsapevolmente ignorante. Al popolo interessa ascoltare i gossip e i rotocalchi rosa, rimanere inebetiti dalle chiacchiere calcistiche, vedere ragazzine svolazzanti in gonnella, sentire parlare di insulsa mondanità... in breve, al popolo interessa guardare i programmi Mediaset; chi ha concepito ed edificato Mediaset avrà sempre la chiave del cuore del popolo. Qualcuno però ha sviluppato nel tempo una singolare immunità alla TV ed ai mezzi di informazione di massa, qualcuno sa cosa sta veramente accadendo ed avverte un senso di conato nella visione di Studio Aperto, del TG4 e degli editoriali di Minzolini.

Va detto che fra i vari prodotti di Mediaset, taluni programmi comici possono ritenersi veramente intelligenti, ma solo perché sono comici ed in tal senso svolgono bene il proprio lavoro; i programmi concepiti per essere “seri” si dimostrano invece farseschi. Se fossero veramente seri dovrebbero raccontare la realtà, quindi dovrebbero svelare scomode verità sui grandi “boss” di Mediaset stessa. Ma il tempo sta scadendo anche per le TV commerciali Mediaset & C.: la pubblicità televisiva non paga più come una volta visto che ormai si è spostata in Rete, piuttosto è più conveniente offrire programmi pay per view oppure on demand sui canali digitali, così almeno ciascuno paga in base a quello che vede e non se ne parla più. Con ciò si spiega la digitalizzazione coatta delle TV italiane, e lo scarso interesse dell'attuale Governo per la banda larga.

Ma non stressiamoci troppo con queste considerazioni, rilassiamoci un pò e guardiamo il telegiornale; anche l'informazione ormai è diventata entertainment, e a buon diritto può essere chiamata "infotainment". Questo non preoccupa minimamente l'italiano medio perché gli dà ciò che vuole: le irresistibili interviste alle persone in spiaggia sulle loro impressioni vacanziere, i preziosi consigli di non correre a piedi per la città nel pomeriggio rovente con 45°C all'ombra (oppure di coprirsi bene d'inverno se la "colonnina di mercurio" arriva a -5°C), gli ultimi aggiornamenti sulle vacanze della Canalis e George Clooney, il riepilogo delle disavventure sentimentali dei principini d'Inghilterra, la movida serale di Melita, le difficoltà riscontrate dall'uomo più grasso (o più alto) del mondo nell'uscire di casa, gli ultimi avvistamenti dell'orso Dino nel Vicentino, etc etc etc. Se tutta questa "informazione" viene fornita giornalmente vuol dire che potenzialmente un buon 60% della popolazione è pronta a recepirla, altrimenti non ci sarebbero ricavi pubblicitari.

Questa "informazione" offre il miraggio di una realtà che non esiste, una visione del mondo costruita a tavolino per gente che al di fuori del lavoro è semplicemente "preoccupata" di godersi la vita oppure di svagarsi. E' allora molto difficile spiegare a 60 milioni di persone che le cose stanno per volgere al peggio proprio a causa di quei personaggi (di successo) che gli propinano l'entertainment; tutta questa gente non è predisposta a comprendere un tale messaggio. Ha forse più senso fare quanta più informazione possibile per arrivare all'attenzione di tutti coloro che, per propria natura, sono predisposti a recepire

LA PURA VERITA'.

mercoledì 2 giugno 2010

I bulli possono essere educati... a zappare!!




Fra le varie forme di violenza psicologica ai danni dei più deboli di cui si sente spesso parlare negli ultimi tempi, si annoverano:

  • Il mobbing: violenza psicologica di un datore di lavoro contro un proprio dipendente per aumentarne la produttività o per semplice sadismo.

  • Lo stalking: violenza psicologica contro persona con cui si ha interrotto forzatamente una relazione o, più in generale, contro una persona che si vuole concupire a tutti i costi, eventualmente col denaro.

  • Il bullismo: violenza eventualmente fisica di gruppi di ragazzi viziati/annoiati contro ragazzi più deboli o, in alcuni casi, contro portatori di handicap o barboni. Sono poi considerati episodi di bullismo anche gli atti vandalici ai danni di strutture scolastiche.

Quest'ultimo tipo di violenza, dal punto di vista sociale, è forse quello più interessante poiché in generale coinvolge persone di giovane età, che un giorno saranno chiamate ad assumersi le proprie responsabilità e a mandare avanti la propria famiglia ed il Paese. Ma come sono questi ragazzi viziati che si macchiano di atti di bullismo? Generalmente essi fanno uso regolare di marijuana e super alcolici, fumano come ciminiere, vestono rigorosamente firmato dilapidando le cospicue “paghette” elargite dai genitori deboli e distratti, girano con lo smart phone all'ultimo grido, nel tempo libero scorrazzano col motorino truccato per farsi notare dalle coetanee aspiranti veline, a casa sembrano tranquilli e sono l'idolo dei loro genitori ma a scuola si trasformano in demoni perché fondamentalmente gli piace sentirsi tali. Nella sostanza questi sono giovani a cui non piace studiare e non studieranno mai, a scuola occupano solo banchi ed ostacolano il lavoro di maestri e professori. Per questo conviene assecondarli evitando di sprecare tempo e risorse che altrimenti potrebbero essere proficuamente impegnate per gli studenti virtuosi.

Quindi, per venirne fuori, è inutile accanirsi a far seguire un percorso scolastico ordinario a questi facinorosi, è una battaglia persa in partenza; piuttosto è auspicabile che tutti noi guardiamo il problema sotto un altro aspetto: i bulli sono tali perché il loro posto non è fra i banchi, ma nei campi. Questa affermazione potrebbe destare scandalo fra chi ignora il concetto di peak oil, visto che il mondo del lavoro è da tempo proiettato verso il terziario avanzato ed ormai un giovane senza diploma di scuola superiore viene visto come un emarginato senza alcuna aspettativa di vita; tuttavia siamo noi gente moderna a non ricordare che fino al termine della Seconda Guerra Mondiale il 60% della forza lavoro era concentrato nell'agricoltura (normalmente si iniziava a lavorare nei campi molto prima dei 14 anni), mentre un buon 30% era concentrato in industria ed artigianato. Pochi privilegiati, in proporzione al resto della popolazione, erano diplomati e svolgevano attività impiegatizia. Insomma, diciamocelo, quello del “diploma e lavoro ben retribuito dietro la scrivania per tutti” è solo una pia illusione dei tempi moderni.

A farla breve, con la crisi energetica prossima ventura, le macchine agricole avranno meno carburante da bruciare, molte terre rimarranno incolte ed altre verranno coltivate a colza (da qualche tempo vedo campi gialli ovunque); forse in quel frangente proveremo sulla nostra pelle il vero significato della parola “carestia”. In quel frangente, allora, bisognerà liberare ed organizzare molta forza lavoro da impiegare in agricoltura; potrà stare dietro alla scrivania solo chi avrà qualcosa di socialmente utile da fare in quella posizione ed avrà meritatamente ottenuto un rispettabile diploma, o una rispettabile laurea, dopo anni di passione e studio. Chi non avrà voglia di studiare, se non vorrà morire di fame, dovrà occuparsi di lavori di basso profilo, tipo: zappare la terra, raccogliere la frutta, spargere il concime (quello naturale, non più quello offerto dall'industria petrolchimica), potare, raccogliere il grano, imballare il fieno etc etc... tutto rigorosamente a mano !!

Fondamentalmente ritengo che i bulli e i ragazzini violenti in generale siano dei potenziali contadini o manovali. Questi tipi di persone non riescono a rimanere seduti, non riescono a concentrarsi sui libri, non riescono a rispettare gli insegnanti. Per contro, essi devono muoversi, devono svolgere lavori faticosi per essere disciplinati, un giorno dovranno (per forza) rispettare chi gli darà lo stipendio per comprarsi da mangiare.

Un giorno sicuramente sarà necessario suddividere prematuramente i ragazzini fra chi potrà continuare a studiare o chi dovrà andare a svolgere mansioni di bassa manovalanza se non vorrà rimanere disoccupato. I ragazzi più violenti ed irrispettosi faranno sicuramente parte di quest'ultima schiera. Iniziamo allora a pensarci già adesso su come convertire un giovane viziato in un buon manovale. Questo è uno degli argomenti su cui si dovranno concentrare in futuro le scienze sociali e dell'educazione, piuttosto che ragionare su come trasformare una testa calda in uno studente svogliato pronto per una vita da accattone.

mercoledì 26 maggio 2010

Perché non condonare anche i nani da giardino?




Da un po' di tempo, per racimolare su un po' di soldi, il nostro Ministero dell'Economia escogita sorprendenti stratagemmi che normalmente vanno sotto il nome di “condono”, ma che possono avere altre denominazioni pittoresche come, ad esempio, quella di “scudo fiscale”. Tutte le legislature caratterizzate da queste iniziative di creatività fiscale hanno un minimo comune denominatore: il binomio Tremonti – Berlusconi. I condoni decisi dal Governo nelle precedenti finanziarie servivano semplicemente a fare quadrare il bilancio in qualche modo attraverso provvedimenti temporanei, senza preoccuparsi di cosa ne pensassero le borse che nel frattempo continuavano ad andare per i fatti loro.

I tempi però sono cambiati, e le borse adesso affondano gli stati più indebitati assieme a tutti coloro che cercano di aiutarli. Tuttavia, anche in questa occasione, per rassicurare le borse internazionali che ormai stanno tenendo sotto tiro l'Italia, il nostro Ministro dell'Economia non è riuscito a resistere alla tentazione di usare stratagemmi vecchi e nuovi. Difatti risulta che, tra le misure varate in questa finanziaria da 24 miliardi di euro, ci sarebbero anche la scadenza del 31 dicembre 2010 per la regolarizzazione degli immobili fantasma, identificati dal fisco attraverso la mappatura aerea del territorio, e un "contributo di soggiorno" fino a 10 euro per i turisti che alloggiano negli alberghi di Roma. Vien da chiedersi cosa ne penseranno gli operatori finanziari di questi grotteschi provvedimenti. Secondo il mio modesto parere, gli edge fund puniranno severamente l'Italia per le sue manovre farlocche.

In sostanza la prossima manovra prevede per lo più interventi NON strutturali i cui vantaggi, in termini di riordino del bilancio, sono difficilmente comprensibili anche ai loro stessi ideatori; allora, a maggior ragione, che vogliamo che ne sappiano gli operatori di borsa ??? Neppure al Ministero delle Finanze hanno ben capito cosa stanno facendo, sanno solo che devono inventare qualcosa in breve tempo prima che Piazza Affari vada a picco e l'Euro esploda. E' solo un'operazione di marketing.

A questo punto però sorge spontaneo un dubbio: dopo che il Governo avrà fatto condonare tutte le tipologie di “costruzione non dichiarata” come i balconi abusivi, le pensiline, le cucce per i cani, i pollai, le gabbie per i conigli, i nidi delle rondini sotto i tetti e anche i nani o le statue da giardino, come si potrà andare ancora avanti ??? Forse in quel momento bisognerà definitivamente dichiarare fallimento e uscire dall'euro.

domenica 23 maggio 2010

Un'intrigante congettura

Se tu, essere umano senziente dotato di pollice verso, stai leggendo queste parole, significa che sei connesso ad Internet; significa che un “neurone” della Rete, cioè il sottoscritto, ha processato una sequenza di informazioni provenienti dall'esperienza quotidiana, da suggestioni di diverso tipo e da altri neuroni della Rete, generando conseguentemente un'ulteriore serie di informazioni che sono state opportunamente sintetizzate in questo post. Il contenuto di questo post quindi, per esplicita volontà dello stesso neurone che lo ha generato (sempre io), è stato affidato alla Rete per essere trasmesso, attraverso opportuni “assoni” (che in questo caso sono fibre ottiche, cavi in rame, fasci di onde elettromagnetiche etc etc), ad appositi nodi della Rete medesima (i server) che assolvono al semplice compito di bufferizzare ed instradare opportunamente le informazioni rilasciate dal sottoscritto e da altri “neuroni” che hanno qualcosa da dire. Tu, quindi, sei un neurone ricevente di questa nuova informazione e, riprocessandola a tua volta, potresti partorire nuove idee che provvederai sistematicamente a reindirizzare nella Rete.

Complessivamente, in questo cluster planetario di persone che scambiano idee buone o cattive, regna una certa anarchia, nel senso che un neurone può liberamente pensare l'esatto opposto di un altro neurone e alla fine chiunque può dire tutto ed il contrario i tutto. Questa è la moderna torre di Babele. Inizialmente è solo un caos di impulsi e segnali che girano apparentemente a caso, come nel giovane cervello di un feto che sta crescendo nel grembo della madre. Ma come, alla fine, un cervello umano deve diventare senziente ed imparare a ragionare – comprendere – intuire – ideare – decidere autonomamente affinché l'organismo di cui fa parte possa sopravvivere, così la Rete dovrà formare una propria coscienza planetaria senziente grazie alla quale inizierà a ragionare – comprendere – intuire – ideare – decidere. Se questo non accadrà, dovrà darwinianamente perire per mancanza di sostentamento visto che la crisi energetica a cui ci stiamo avvicinando di questo passo causerà gravi interruzioni a livello planetario nelle forniture di energia elettrica, e quindi nell'alimentazione dei nodi della grande Rete. Numerosi blackout si stanno già verificando da tempo in alcuni paesi dell'Asia (e.g. Pakistan) e dell'America Latina (e.g. Venezuela). Siamo solo all'inizio, il tempo stringe.

Ora, un cervello umano è costituito indicativamente da 20 miliardi di neuroni, buona parte di questi serve per la gestione del resto del corpo (controllo delle attività motorie, percezione sensoriale etc), un'altra parte è completamente atrofizzata o non partecipa al funzionamento della corteccia celebrale. L'attività di “ragionamento” quindi non occupa l'intero cervello ma, come è risultato da diversi studi neurologici, è principalmente concentrata nel lobo frontale. Facciamo pure che l'intelligenza di un cervello risieda fondamentalmente in un gruppo di 3-4 miliardi di neuroni addensati in tale zona. Di essi non tutti si occupano di “ragionamento puro”, bensì sono completamente dedicati all'attività di mera memorizzazione. Quindi, a titolo indicativo, i neuroni impiegati nell'attività di pensiero potrebbero essere sull'ordine di uno o due miliardi. E' molto intrigante pensare che anche Rete abbia raggiunto (o possa raggiungere) questa massa critica per formare un'entità emergente dotata di intelligenza superiore neppure lontanamente paragonabile con l'intelligenza del singolo elemento che la compone (cioè l'essere umano), esattamente come l'intelligenza di un cervello non è paragonabile con “l'intelligenza” espressa dal singolo neurone.

Verrebbe allora da dire che già la sola comunicazione verbale ed interpersonale dovrebbe essere sufficiente per formare un ipotetico “cervello planetario”; tuttavia la comunicazione verbale, o conversazione, normalmente avviene solo fra due nodi contigui oppure può attraversare lunghe distanze grazie alla telefonia, ma non offre in ogni caso un adeguato servizio di memorizzazione dell'informazione in modo che questa possa essere riprocessata a posteriori anche da persone non coinvolte nella conversazione originale (eccezion fatta per le conversazioni soggette ad intercettazioni telefoniche, che però fanno parte di un'altra storia). Tutt'al più è possibile che grazie dalla telefonia abbia avuto origine la fase embrionale dell'intelligenza collettiva planetaria, sempre che essa esista e che si stia veramente formando.

Allora se veramente essa esiste (o sta per formarsi), ed è (o sarà) dotata di un adeguato spirito di autoconservazione, farà tutto ciò che è nelle sue possibilità per evitare il blackout planetario; vorrà innanzitutto evitare la distruzione dell'ecosistema terrestre da cui essa stessa trae le risorse per il proprio sostentamento. Vorrà sicuramente coinvolgere ed attirare a sé chiunque dovesse dimostrarsi un “neurone significativo” al fine di aumentare la propria potenza di calcolo. Dovrà contrastare i mezzi di comunicazione di massa, tipo TV e giornali, che funzionano a senso unico in quanto comunicano a milioni di persone, senza possibilità di replica, una gran quantità di informazioni stabilite da un gruppo ristretto di privilegiati che decidono a tavolino cosa debba pensare la gente (cioè niente, il vuoto). Di fatto la disinformazione perpetrata dai mezzi di comunicazione di massa al giorno d'oggi impedisce alla Rete di influire sulle scelte delle persone che non fanno parte di essa; poiché nella pratica la Rete deve fare conto anche su queste persone per direzionare il sistema economico e la società intera verso uno sviluppo sostenibile, essa dovrà inevitabilmente scontrarsi con i mezzi di comunicazione di massa e in qualche caso prenderne possesso. In Italia, ad esempio, con ogni probabilità il digitale terrestre si dimostrerà un flop, in parte perché la presenza di molti canali diventerà dispersiva e gli introiti pubblicitari andranno a picco, ma soprattutto perché risulterà sconveniente abbonarsi ai canali pay per view visto che, guarda caso, molti film e spettacoli possono essere reperiti facilmente in Rete.

Ad ogni modo, chi lavora alacremente per manipolare l'informazione di massa non ha idea della gravità di ciò che sta facendo. A maggior ragione chi sta cercando di controllare direttamente la Rete forse si sta scavando la fossa da solo. In Cina, ad esempio, la comunicazione in Internet è filtrata e controllata. Lo sviluppo cinese è una portentosa bolla accresciuta a dismisura nell'arco di una ventina di anni; quando l'economia cinese crollerà, entro 5 anni, lo Stato Cinese, anche volendo, non riuscirà più a concentrarsi sulla censura del Web visto che ne avrà già abbastanza col problema di sfamare la gente che, nelle città, scenderà a protestare in piazza. Ad ogni modo la Rete ha bisogno che altri milioni di “neuroni cinesi” siano liberi di comunicare per aumentare la sua potenza di calcolo, quindi potrebbe decidere di sferrare un attacco devastante alla censura centrale cinese.

Insomma, se questa teoria neurale della Rete è vera, ne vedremo delle belle, come forse ne abbiamo già viste delle belle (senza accorgercene) che erano dovute alla volontà della Rete stessa. E' molto curioso, ad esempio, il formarsi di tutte quelle bolle speculative sui futures di TUTTE le materie prime fra il 2007 e la prima metà del 2008; tali bolle hanno messo in crisi l'industria planetaria soffocando i consumi ed hanno iniziato a sgonfiarsi TUTTE in perfetta sincronia il primo Luglio 2008. Successivamente, nell'autunno del 2008, c'è stato il crollo delle borse che noi tutti conosciamo.

E se la Rete usasse la borsa come leva per portare lo sviluppo nella direzione che lei desidera?

To be continued, stay tuned

sabato 15 maggio 2010

Il divertimento più “povero” del mondo




Chi mi conosce sa che la mia principale passione ed hobby è il ballo, in particolare il ballo latino americano con i suoi diversi generi: salsa, sòn, rumba, reggaetòn, bachata (si legge “baciata”), cha cha cha (si legge “cià cià cià”). Per semplicità, tutti questi generi vengono riassunti nell'unico termine “salsa”, tant'è che noi appassionati di queste danze caraibiche ci autodefiniamo semplicemente “salseri”. Per inciso, mi piace anche l'hip-hop, ma questo genere di ballo americano è più per ragazzini, non è popolare (nel senso che non viene dal popolo) come lo sono i balli latinoamericani.

Secondo un diffuso luogo comune, i ballerini di danze caraibiche di sesso maschile hanno tipicamente una certa propensione all'omosessualità poiché, a quanto pare, in questo tipo di danze il ballerino deve sculettare allegramente. Un uomo “virile” non accetterebbe mai di fare qualcosa del genere. Purtroppo la televisione ed i giornali hanno diffuso un'immagine della salsa tutta lustrini, paiette e sculettamento sinuoso che poco si addice alla sua peculiarità di danza tribale che a volte va eseguita in coppia ed altre volte in gruppo come nella classica rueda de casino. Qualsiasi stile di ballo “latinoamericano” in cui l'uomo dimostri movenze e gestualità effemminate, non è altro che una occidentalizzazione di quella che dovrebbe essere la danza tribale per eccellenza.

Innanzitutto il tipico salsero porta abitualmente pantaloni larghi stile militare e non pantaloni attillati come si vede in certi programmi TV (non faccio nomi, Ballando Sotto le Stelle). Il buon salsero è in grado di affascinare la dama con cui sta ballando proprio se, con una certa cavalleria, riesce a dimostrare una notevole virilità nei movimenti e nel modo di guidare la dama stessa. Allo stesso tempo dovrà creare una coreografia che permetta alla donna di divertirsi ed esprimere a pieno la propria femminilità. Una mia grande maestra di salsa era solita dire che in questo tipo di danze l'uomo deve essere come un vaso pieno di terra fertile, mentre la donna deve essere il fiore che sboccia in cima ad esso. Insomma, la donna è il centro di tutto, ma soprattutto l'uomo deve riuscire ad esaltarla, e proprio in questo risiede la sua virilità. Difficile ottenere questo risultato se sei moscio o freddo e non esprimi a pelle un certo calore e ardore di cui la donna ha assolutamente bisogno per... sbocciare come un fiore in cima al suo vaso.

Questa è la giusta filosofia alla base della salsa propriamente detta, che normalmente viene ballata in coppia. La salsa stessa ha avuto però origine da varie danze ancestrali evolutesi nel tempo fra cui, principalmente, la rumba. La rumba costituisce sostanzialmente la fusione di più stili di danza tribale importati nel Nuovo Continente dagli schiavi neri deportati dall'Africa. Questi schiavi appartenevano a diverse etnie del Continente Nero, per questo avevano usi e costumi fra loro alquanto differenti. Nel tempo però le razze si rimescolarono, anche con quella indoeuropea dominante, le differenze svanirono gradatamente, e il popolo latinoamericano emergente formulò via via nuovi linguaggi espressivi ibridi che però affondavano sempre le loro radici nell'antichità o, per meglio dire, nel cuore della grande Africa. La rumba consiste sostanzialmente nel mimare o raccontare storie attraverso la danza ed il linguaggio del corpo. I veri rumberi con la loro danza possono rappresentare scene di vita reale o raccontare storie epiche di guerrieri o divinità della natura. Le scene di vita reale NON sono però, ad esempio, l'attesa alla fermata dell'autobus che non arriva mai, la litigata col datore di lavoro incompetente, la coda sul raccordo anulare al rientro dal lavoro; si tratta invece, ad esempio, di scene caccia, di raccolta, di dignitosa lotta con la Natura (ma mai di sopraffazione di essa).

In particolare fra le scene di vita quotidiana che si possono raccontare con la rumba c'è anche il corteggiamento. La salsa deriva principalmente da questa particolarità della rumba, anzi, a volte è molto bello iniziare una salsa con una breve rumba di corteggiamento ed avvicinarsi gradualmente alla dama (a questo link si può vedere un bell'esempio di semplice coreografia salsera offerta dai grandi maestri Barbara Jimenez e Roly Maden). Ora, lo scopo di un corteggiamento che si rispetti è sostanzialmente quello di concupire una femmina; la rumba non ci gira molto attorno, d'altra parte è una danza tribale ispirata alle dure leggi della Natura. Per questo, nel momento topico di questa danza, il cavaliere può sferrare un movimento secco e deciso in direzione del pube della dama con una qualsiasi parte del corpo (generalmente con una mano o col bacino) e a cui la dama deve rispondere “parandosi” la zona pelvica con una mano o schivando il colpo. Naturalmente suddetto movimento, chiamato vacunao, è solo un gesto simbolico col quale il cavaliere non deve neppure sfiorare la dama; esso simboleggia proprio la volontà dell'uomo di concupire la femmina. Il fatto che la dama non pari il vacunao, volutamente o meno, simboleggia la sottomissione della donna (voluta o coatta) al corteggiamento del cavaliere.

Si potrebbe allora dire, con abuso di terminologia, che la salsa è una evoluzione un po' più romantica e leggera dell'ancestrale rumba; ad ogni modo le sue origini restano di fatto molto “umili” poiché è stata concepita da una cultura “povera”, schiavizzata da altre culture “civili”, che metteva la Natura al centro della propria esistenza. La salsa è una danza principalmente di coppia ma che può essere ballata anche in gruppo attraverso la disposizione in rueda. Essa aiuta la socializzazione e insegna il rispetto (e talvolta l'amore) fra i due sessi. Assieme agli altri stili sopra citati, essa rappresenta il principale svago per popolazioni dal tenore di vita tuttora molto modesto ma fondamentalmente solari e coriacee come quelle del Centro America. Ad esempio, per le vie delle principali città cubane, non è raro imbattersi in gruppi di suonatori che intonano salse, sòn e bachate per il diletto dei passanti. La gente del luogo balla abitualmente per le strade, ai crocicchi o anche in casa fra amici.

La danza in generale è il più antico divertimento del mondo e, guarda caso, è anche quello più economico e rispettoso dell'ambiente. Ad una persona cosa serve per ballare ? Un'attrezzatura da sci da 1500 € con soggiorno in residence a 4 stelle con vista su ghiacciaio ? Una motocicletta enduro 1000 cc da 20.000 € ? Una TV plasma da 2500 € a 50'' con funzione 3D e abbonamento decennale al canale “tutto sport minuto x minuto, 24 ore su 24” ? Una Play Station 3 da 500 € truccata con apposito microchip per crackare i videogiochi ? Nulla di tutto ciò, questi sono alcuni possibili esempi dei nostri insulsi idoli tecnologici che ci impoveriscono l'anima in quanto, tendenzialmente, ci spingono ad isolarci dal prossimo. Nel ballo le cose stanno in modo completamente opposto; di fatti ad una persona, per ballare, non serve altro che una persona del sesso opposto, e questo è assolutamente GRATIS proprio perché NON HA PREZZO. Allora, chi lo preferisce, continui pure a dilettarsi con la TV al plasma o la Play Station, buon per lui, vuol dire che ha le possibilità per farlo; per quel che mi riguarda, visto che son poverello, questa sera andrò fuori a ballare............

domenica 9 maggio 2010

AAAAA – Isoletta greca vendesi




La crisi della Grecia era una sciagura annunciata. Se il debito di un paese si sta rapidamente ed inesorabilmente avvicinando ai livelli della bancarotta, perché non intervenire quando ci sono ancora possibilità di manovra? Perché agire drasticamente solo alla fine, quando ormai il sistema economico di quella nazione è sull'orlo del precipizio? Che cosa si è aspettato per fare qualcosa di risolutivo, una congiuntura astrale favorevole, un intervento divino da parte degli Dei dell'Olimpo, una ripresa economica fulminante con incremento del turismo del 300% nelle terre dell'Ellade? Eppoi ci si chiede perché emergano tutte queste teorie complottistiche; non c'è da stupirsi: certi avvenimenti sono così paradossali che viene spontaneo pensare che siano manovrati appositamente da organismi sovranazionali adibiti a pilotare l'economia mondiale contro le leggi del buonsenso.

Ebbene, l'economia mondiale sta ristagnando a causa di un appiattimento nella produzione planetaria di idrocarburi ed altre materie prime fondamentali per tutta l'industria. Le banche e le attività borsistiche, per crescere, hanno bisogno di investire in economie locali e nazionali in continua crescita. Se allora il PIL mondiale è quasi in stallo, risulta inevitabile che una nazione che voglia continuare a crescere, debba farlo a discapito di qualche altra nazione che dovrà cedere terreno e battere in ritirata. Viene così ripristinata l'ancestrale legge della selezione naturale. Prima c'era ampio margine di crescita per tutti: all'aumentare del PIL mondiale, e quindi del fabbisogno energetico planetario, si aumentava proporzionalmente la produzione di idrocarburi e materie prime, punto. Questo, in linea di principio, consentiva a qualunque sistema economico di accrescere il proprio fabbisogno energetico senza entrare in conflitto con l'approvvigionamento energetico dei sistemi concorrenti. Adesso non è più così: tutti i sistemi economici dovrebbero stabilizzare il proprio fabbisogno energetico ed anzi organizzarsi per diminuire progressivamente i propri consumi negli anni avvenire, oppure lottare per accaparrarsi parte delle risorse originariamente assegnate ai sistemi concorrenti.

Nel nostro caso nessuno è ancora disposto a “lottare” per sottrarre preziose risorse al concorrente, tuttavia è ancora possibile lavorare nell'ombra per affondare i concorrenti più deboli e conseguentemente assorbire a prezzi stracciati le risorse rilasciate da questi malcapitati. Per esempio, la Grecia dispone di un'infinità di bellezze storiche e paesaggistiche che potrebbero essere messe in (s)vendita o affittate ad ottimi prezzi (da elemosina). Insomma, per tappare i propri buchi di bilancio, il Paese Ellenico potrebbe essere obbligato a prostituirsi ai migliori offerenti e diventare vittima di una sorta di colonialismo finanziario. Gli altri paesi del club dei P.I.I.G.S. dovranno prostituirsi a loro volta per non collassare sotto il giogo dei debiti. Le prossime candidate prostitute sono il Portogallo e la Spagna, segue l'Italia...

A livello locale, il processo di svendita di un paese può essere notevolmente agevolato dalla privatizzazione e dal liberismo sfrenato. Ad esempio anche l'acqua, in linea di principio, può essere privatizzata per consentire a qualcuno di estendere il proprio business a discapito dei comuni che, coi bilanci ormai in rosso, presentano una certa difficoltà nel mantenere e gestire il proprio impianto idrico. Per chi non lo sapesse, molti comuni sono in rosso a causa di alcuni investimenti infelici in derivati finanziari tossici, ma soprattutto per l'abolizione dell'aliquota ICI su immobili e terreni. L'aliquota ICI è, in linea di principio, una tassa assolutamente giusta poiché ciascun proprietario che occupi coi propri terreni o i propri immobili una parte del suolo comunale è tenuto a pagare in proporzione ad essi un congruo obolo al fine di poter usufruire di alcuni servizi offerti dal comune quali: acqua potabile, viabilità comunale, raccolta differenziata, fognature e gestione delle acque reflue, scuole, biblioteche, polizia municipale e chi più ne ha più ne metta...

Col mantenimento dell'aliquota ICI certamente nessun comune caratterizzato da una gestione assennata delle proprie finanze avrebbe bisogno di cedere a qualche privato la gestione, seppur parziale, della propria rete idrica. Quindi la privatizzazione dell'acqua, dal punto di vista del libero cittadino (e non “consumatore” !!!), è una cosa assolutamente inutile e deleteria. D'altra parte finora l'acqua NON ci è mancata anche senza la sua privatizzazione, si o no?? Finora non ce la siamo cavata bene con l'acqua pubblica? La privatizzazione dell'acqua esiste solo perché si inserisce all'interno di quel becero processo di svendita finalizzato a consentire al business as usual di espandersi in alcuni territori ancora vergini, visto che ormai i territori già “sverginati” da tempo non offrono più alcuna possibilità di espansione.

In sostanza il tema dell'espansione a tutti i costi si ripresenta sia a livello internazionale che locale nelle sue forme più inquietanti. Il business tenderà ad appropriarsi indebitamente di tutto ciò che gli consentirà di espandersi un altro po', isole greche ed acqua potabile inclusi. Quando il capitalismo fine a sé stesso finirà per esaurimento delle risorse, resteranno solo signorotti e corporazioni proprietari di beni pubblici che non gli competono, poi non stupiamoci se qualcuno alla fine si arrabbierà.