lunedì 21 febbraio 2011

Il peso dello scarto nei pomodori da conserva ed il costo della benzina alla pompa

Quando ero adolescente, durante l'estate, normalmente andavo a lavorare in campagna per la raccolta di pomodori, pesche, mele e pere. In particolare, compiuto il mio 14° anno di età, decisi di cimentarmi nella raccolta dei pomodori, sotto il sole d'Agosto, al soldo di un contadino della mia zona che li vendeva sia al mercato provinciale che alle industrie delle conserve.

Chiaramente i pomodori destinati all'industria, siccome venivano processati in quantità (per l'appunto) industriale senza distinzione di qualità, peso, maturità o gusto, al chilogrammo erano decisamente meno remunerativi dei pomodori di prima scelta venduti al mercato. I processi industriali di produzione di pelati e conserve epuravano il prodotto “grezzo” meccanicamente o per mezzo dell'intervento di operatori umani che, in quanto tali, necessitavano di un'opportuna retribuzione. Nei pomodori raccolti per l'industria c'era allora molto scarto, che naturalmente l'industria non voleva pagare.

In linea di principio si sarebbe potuto raccogliere solo pomodori di prima scelta, tuttavia nella raccolta di un'intera coltivazione è inevitabile fare dello scarto; inoltre se si lasciano sulle piante i pomodori ritenuti di scarto perché troppo piccoli o ammaccati, questi possono fare marcire i pomodori ancora maturandi, possono appesantire inutilmente le piante a cui sono attaccati ed inoltre rendono difficoltosa la raccolta agli operai agricoli che ogni tanto, sotto il sole d'Agosto, prendono inavvertitamente in mano questi “slimer” rossastri nauseabondi. In definitiva, piuttosto che buttare via tutto lo scarto, visto che per un motivo o per l'altro conveniva raccoglierlo, lo si rifilava alle industrie delle conserve.

Tutto bene ad inizio stagione, quando le piante sono fresche ed i pomodori (pure quelli di “scarto”) sono belli rossi e tutti turgidi. Ma poiché, a questo mondo, la vecchiaia avanza anche per le piante di pomodoro, giunge inesorabile, verso la fine della bella stagione, il momento di sbarazzarsene malamente. In tale periodo, di fatto, le piante producono ancora pomodori, ma quasi esclusivamente di scarto. Chiaramente, finché le piante producevano principalmente pomodori di prima scelta, aveva senso, con un minimo sforzo, mettere da parte i pomodori di seconda scelta che venivano raccolti strada facendo; ma quando resta solo un prodotto di seconda scelta sottopagato dalle industrie, non ha più senso perdere tempo a chinarsi sulle piante per staccare un pomodoro alla volta.

In definitiva, a noi ragazzi che lavoravamo in quella raccolta, verso fine Agosto veniva ingiunto di sradicare brutalmente le piante alla radice e di scuoterle sull'apposito cassone in modo che tutti i pomodori rimasti attaccati precipitassero “per gravità”, naturalmente in compagnia di foglie e terriccio vario. Se qualcuno allora, ogni tanto, sente un po' di sabbietta nella degustazione della prelibata pasta al pomodoro da discount... beh, può immaginarne il motivo.

Si può capire allora perché i pomodori “grezzi” che escono dalle aziende agricole vengano quasi regalati alla grande distribuzione, mentre il pomodoro “perfetto” presentato al bancone del supermercato, frutto di un'accurata selezione e confezionamento, ha un costo decisamente impegnativo per la povera massaia di città. Questo effetto dello scarto, naturalmente, si somma all'avidità della grande distribuzione che, per distribuire il prodotto del misero contadino, gli impone prezzi del prodotto grezzo assolutamente ridicoli.

Qualcosa di analogo accade anche alla filiera di estrazione-raffinazione-distribuzione del petrolio. Quello che veramente conta non è tanto il costo del greggio, la cui qualità può peggiorare col tempo, ma il prezzo della benzina alla pompa, estratta dal greggio stesso e la cui qualità è prefissata da opportuni standard per impedire che i motori si ingolfino per via delle eccessive impurità nel carburante. Insomma, la benzina è quella che finisce nel serbatoio delle macchine, non il greggio!! Questo NON è un dettaglio da poco e bisogna farsene una ragione. Finora la qualità del greggio è sempre stata mediamente costante; quindi è sempre stata pressoché costante la “fatica” che si doveva fare per estrarre il prodotto finale utilizzabile dall'utente finale automobilista o camionista. Quindi, finora, l'andamento del costo dei carburanti, sia nelle quotazioni di borsa che alla pompa, hanno sempre seguito abbastanza fedelmente l'andamento del costo del barile; da qualche mese a questa parte, invece, si assiste ad una biforcazione crescente fra costo dei carburanti e del greggio: quando il costo del greggio decresce, il costo delle benzina rimane pressoché invariato; quando il costo del greggio cresce o rimane abbastanza stabile, il costo della benzina aumenta... anche di poco però aumenta!

Queste considerazioni non sono frutto di statistiche occulte o rumors della Rete che nessuno può verificare; basta confrontare l'andamento del costo del petrolio con quello della benzina al seguente link: http://it.advfn.com/materie-prime/. Quindi, per comprendere in tempo reale gli effetti del picco del petrolio CONVENZIONALE, che ha avuto luogo in modo molto smussato a partire da 2005/2006, non è proprio conveniente considerare il costo del greggio in sé; piuttosto è più interessante raffrontarlo con l'andamento dei prezzi sui futures di benzina, gasolio e cherosene. Quelli sono i carburanti che si presentano alla pompa e che sono bruciati dai mezzi di trasporto di tutto il mondo!

Per ritornare alla metafora agreste del pomodoro, anche il prodotto grezzo raccolto dal contadino vale una miseria, ma quello che si presenta sul bancone del supermercato viene venduto (come sembra dire il nome stesso “pomo d'oro”) a peso d'oro. Analogamente, non deve destare scandalo il fatto che il costo del barile sia stabile o in calo e, contestualmente, il costo della benzina alla pompa sia in lenta ma inesorabile crescita. Si parla tanto male dei benzinai o delle compagnie petrolifere che alzano il costo della benzina a ridosso delle vacanze per massimizzare i profitti, quando in realtà la vera questione sta semplicemente nella qualità media del greggio che continua a peggiorare progressivamente in tutto il mondo... La benzina finora CI E' STATA REGALATA, è questa la verità! Tutto grasso che è colato fino a questi ultimi tempi! Ma, naturalmente, questo concetto è ancora oscuro all'automobilista miserabile intento ad arrivare a fine mese nonostante il caro dei carburanti.

Ad ogni modo, difronte ad un evento inevitabile di immani proporzioni come il picco petrolifero, siamo tutti miserabili; il fatto sostanziale è che, per un motivo o per l'altro, il costo dell'energia crescerà, e con esso il costo della vita. Conoscerne le vere cause allora non serve tanto a risolvere i problemi in sé e per sé, ma piuttosto serve a guardare a certi problemi con occhio disincantato e consapevole senza aizzare la propria ira contro falsi capri espiatori... Questo certamente non serve a salvare il mondo ma, a parità di condizioni, può aiutare ciascuno di noi a vivere un po' meglio e con maggiore serenità difronte a problemi che, in passato, non avremmo mai pensato di dover affrontare.