lunedì 2 agosto 2010

Termovaloriché ???




In questa inizio Agosto di separazioni politiche, di partenze vacanziere diversamente intelligenti, di migrazioni di industrie automobilistiche verso terre esotiche, e di movide d'alta società a base di cocaina e pasticche dalla composizione non ben definita, voglio dire anch'io la mia sugli inceneritori, questi inutili oggetti che trasformano gli escrementi della nostra società industrializzata in escrementi molto più “sottili e raffinati”. Va detto che ai nostri giorni, in questa società consumistica basata sul principio di usa e getta, gli inceneritori potrebbero avere un loro senso; questo a prescindere dalla loro effettiva nocività. Anzi, forse hanno senso malgrado tutta la loro nocività proprio perché è molto peggio lasciare che i rifiuti vengano stoccati tout court in enormi discariche rilasciando notevoli quantità di diossina ed agenti inquinanti nell'aria e nelle falde, piuttosto che bruciarli e comprimerli ad alte temperature in grandi impianti industriali che pure hanno i loro i limiti e sicuramente rilasceranno una certa componente inquinante nell'aria. Allora la vera questione, forse, non è più “inceneritore Sì / inceneritore No”; piuttosto la vera questione è che semplicemente i rifiuti non riciclabili

NON DEVONO ESISTERE !!!

D'altra parte le materie prime con cui fabbrichiamo tutti gli oggetti che gettiamo con disinvoltura nel pattume andranno ad esaurirsi rapidamente negli anni a venire. Verrà il giorno in cui non getteremo più nel cestino del rifiuto “secco non riciclabile” i contenitori di latte in tetrapak, o grandi fogli di carta stagnola, per il semplice fatto che la Tetrapak non avrà più carta ne plastica con cui costruire l'omonimo materiale così fondamentale (tono ironico) all'esistenza dell'umanità, e l'alluminio che rimarrà sarà utilizzato per scopi molto più utili che accartocciare il pollo appena preso in rosticceria.

Ma questo non è tutto, il peggio deve ancora venire: in quel giorno non molto lontano in cui vi sarà assenza totale di diverse materie prime, la monnezza dovrà essere riesumata per recuperarne i materiali ancora fruibili, fra cui alluminio e metalli vari. Non a caso i più grandi studiosi del picco petrolifero concordano sul fatto che un'attività molto importante nel mondo postindustriale sarà quella di rovistare nella monnezza lasciata dall'era del petrolio. A svolgere quest'attività saranno i nostri figli o nipoti, quindi noi stiamo inconsapevolmente preparando un futuro di questo genere per molti di loro. In diversi paesi emergenti, caratterizzati da aree urbane ricche circondate da periferie povere e degradate, questo accade già da qualche decennio; si possono vedere in mezzo alle discariche intere famiglie che trascorrono tutta la giornata a rovistare fra ai rifiuti per ricavarne qualcosa da barattare o vendere, o anche da utilizzare per se stessi.

Maggiori saranno i risultati in ambito di Scienze dei Materiali sulla possibilità di sostituire diversi materiali con omologhi di origine naturale od organica, minore sarà la necessità di recuperare tali materiali dalle profondità recondite delle vecchie discariche. Ad ogni modo i metalli sono sempre i metalli, e difficilmente potranno essere sostituiti da materiali naturali ugualmente conduttivi e plastici, quindi attrezziamoci di tanta pazienza e prepariamoci a scavare. Nel saggio on-line QdVN, ho affermato che le nanotecnologie potrebbero sostituire in un lontano futuro gran parte dei materiali che hanno fatto la gloria dell'era industriale, tuttavia queste nuove tecnologie potranno essere implementate esclusivamente se, fra un numero non precisato di decenni, l'Umanità sarà sopravvissuta a sé stessa e se nel frattempo la ricerca in materia di nanotecnologie sarà progredita adeguatamente. Per ora accontentiamoci del mater-B in amido di mais e fecola di patate per fabbricare imballaggi di vario tipo, ripristiniamo l'uso del caucciù per costruire pneumatici, smettiamo di usare contenitori di plastica usa e getta e commercializziamo tutto “alla spina”, e le lamiere per costruire nuovi automezzi andiamo pure a recuperarle al ferrovecchio; di rottami, grazie appunto ai numerosi incentivi alla rottamazione, in futuro dovremmo trovarne in abbondanza, ringraziamo pure i nostri generosi governi per questo aiuto molto importante... era meglio se si investiva molto di più in fonti rinnovabili però eh !!

Ad ogni modo, inutile piangere sul latte versato, iniziamo pure a pensare che le discariche rappresenteranno importanti riserve di materie prime, purtroppo, rimescolate fra di loro, ma ancora separabili. Anche in quest'ottica gli inceneritori non rappresentano che un inutile spreco perché, come afferma il loro stesso nome, inceneriscono tutto e non permettono di separare gli elementi (in primis i metalli) contenuti nel prodotto finale del processo di incenerimento. Quindi, alla fine, si è confutata anche la presunta utilità degli inceneritori come limitatori di inquinamento rispetto alle solite discariche. Eppoi, smettiamola di chiamarli “termovalorizzatori”, è come chiamare una prostituta “operatrice sessuale”, o un escremento “prodotto defecatorio”; diamo alle cose il loro vero nome !!

Insomma, si conclude allora che gli inceneritori, a prescindere dal fatto che inquinino oppure no, sono oggetti assolutamente inutili, sotto ogni punto di vista. Per comprendere questo, però, è necessario essere consapevoli della limitatezza delle materie prime sulle quali è basata la nostra industriosa società globalizzata. La nostra classe dirigente sarà certamente al corrente di tale limitatezza, ma per ragioni politiche non può ammetterne l'esistenza, per questo essa affermerà sempre l'utilità degli inceneritori la cui esistenza è basata sul concetto stesso di usa e getta, crescita continua e consumismo rampante.

E comunque va ricordato questo: fino al secondo dopoguerra ci siamo arrivati acquistando tutto “alla spina”, e che ci piaccia oppure no, ritorneremo inevitabilmente a quella vecchia abitudine. E lì, sarà crisi anche per gli inutili inceneritori.